Il mito del corno “porta fortuna” è amato ancora oggi?
La tradizione partenopea vuole che il corno porta fortuna deve essere: STORTO e CON LA PUNTA. Solo così riesce ad allontanare il malocchio. Inoltre, l’amuleto deve essere ricevuto in regalo e mai acquistato per sé. Il corno rosso ha tuttavia una storia antica che tocca diverse epoche e aree geografiche. I suoi “poteri di amuleto” risalgono a credenze del Neolitico, quando le corna degli animali erano considerate simbolo della forza fisica e portatrici di buona sorte. Oggi abbiamo infatti diverse raffigurazioni di personaggi che nell’antichità indossavano elmi con le corna in occasione di eventi importanti, come le battaglie: tra questi Alessandro Magno, Mosè e i faraoni d’Egitto.
Per arrivare al cornetto bisogna però aspettare il Medioevo. È in questo periodo che in Europa si diffonde la convinzione che l’amuleto sia di buon augurio. Il materiale scelto è il corallo, che di per sé era ritenuto magico perché in grado di scacciare il malocchio dalle donne incinte. Il colore rosso, inoltre, si credeva di buon auspicio per il suo legame con sangue e fuoco, simboli della potenza e della vita. Dal Medioevo ai giorni nostri, il portafortuna ha conosciuto a Napoli sempre maggior successo. C’è chi lo tiene sempre con sé per scaramanzia, chi lo espone nel proprio negozio, chi lo strofina prima di un affare o di un’uscita al lotto, gioco che Matilde Serao definiva “malattia incurabile dei napoletani”. Nelle botteghe come nelle gioiellerie, si possono trovare oggi cornetti portafortuna di ogni tipo. Non c’è che l’imbarazzo della scelta tra amuleti in corallo, plastica, leghe orafe, oro e argento. Il corno è una testimonianza della cultura, nella mescolanza di sacro e profano, che convivono in ogni aspetto del quotidiano, tra contraddizioni soltanto apparenti.
Enny Monaco